Alzi la mano il runner che non ha mai subito un infortunio! Perché ve lo chiediamo? Perché uno studio di PubMed afferma che nel mondo della corsa amatoriale la percentuale degli atleti che si infortunano almeno una volta all’anno è compresa tra il 37 e il  56% . Valori significativi, che cambiamo a seconda della specificità del gruppo di corridori interessati: atleti competitivi, ricreativi, uomini, donne.

La maggior parte degli infortuni riguardano gli arti inferiori, con una predominanza per il ginocchio e gamba, situazioni che portano a una riduzione o alla cessazione dell’allenamento in circa il 30-90%  dei casi.

Ma quali sono i distretti più colpiti? Secondo la rivista Helthline, sono otto:

  • gamba: 9.0-32.2%
  • ginocchio: 7.2-50%
  • piede: 5.7-39.3%
  • zona lombare: 5.3-19.1%
  • caviglia: 3.9-16.6%
  • coscia: 3.4-38.1%
  • fianchi, bacino, inguine: 3.3-11.5%

Mentre le patologie più frequenti sono:

  • Dolore femoro-rotuleo
  • Sindrome della bandelletta ileo-tibiale
  • Stress mediale tibiale
  • Lesione agli hamstring
  • Fascite planrtare
  • Fratture da stress
  • distorsione della caviglia
Un infortunio è quasi sempre causato da più fattori

Le cause di un infortunio possono essere diverse e spesso più di una concorre a determinare l’evento traumatico. Tra queste, cause soggettive (età, sesso, altezza), legate alla corsa e agli allenamenti  (biomeccanica, frequenza, carichi, calzature), lo stile di vita (alimentazione).

Il concetto della multifattorialità viene ripreso nell’articolo  “Prevention of running injury” ( Fields, Karl B. et al. 2010), dove gli autori insistono, ai fini dell’individuazione della causa dell’infortunio, anche sull’importanza della valutazione dello schema motorio della corsa, inteso come successione di appoggio, spinta e sospensione degli arti inferiori (fase di volo) in relazione  al movimento di tronco e braccia.

Gli schemi motori sono stati oggetto di studio anche nell’indagine, “Is there a patological gait associate with common soft tissue running injuries?” (Bramah, C. et al. 2018) fatta su un gruppo 72  runner che manifestavano almeno una delle patologie più frequenti in chi pratica questo tipo di sport. Tra queste:  dolore femore-rotuleo, sindrome della bandelletta ileo-tibiale, sindrome da stress mediale tibiale, tendinopatia achillea. 

La caduta pelvica controlaterale tra le principali cause di infortunio agli arti inferiori

Ai fini dello studio, i runner infortunati sono stati fatti correre su trademill, tutti alla stessa velocità e con le scarpe  indossate durante gli allenamenti. 

L’analisi della corsa ha messo in evidenza che il gruppo di  runner infortunati mostravano almeno uno dei seguenti comportamenti:

  • una maggiore caduta pelvica controlaterale durante la fase aerea della corsa (cioè quando l’arto non appoggia il terreno)
  • l’inclinazione del tronco in avanti
  • l’estensione del ginocchio, che riduce la capacità di attenuare le forze di impatto 
  • la dorsiflessione della caviglia al contatto iniziale con il terreno.

L’indagine ha poi stabilito che è proprio  la maggiore caduta pelvica controlaterale, cioè la caduta verso il basso del fianco corrispondente all’arto in fase aerea, a causare uno dei quattro infortuni più frequenti.

Per gli autori, questa anomalia era il risultato di una riduzione della forza o della funzione neuromuscolare dell’anca, con un minor utilizzo dei muscoli stabilizzatori del bacino. Il disequilibrio influenzava a sua volta i distretti inferiori, con dolore o disturbi a carico di ginocchio, gamba e caviglia.

Ci occupiamo della riatletizzazione in studio e sul campo

Come studio medico fisioterapico specializzato nel running e sulla base delle nostre osservazioni, concordiamo sull’importanza dell’analisi  della corsa per la prevenzione degli infortuni.

Abbiamo quindi messo a punto un protocollo specifico di interventi fisioterapici  in studio e in campo per accompagnare l’atleta nella risoluzione del problema così come nella riatletizzazione.

In studio.

La  Run Analysis su trademill rappresenta uno strumento importante per la valutazione della biomeccanica della corsa e degli schemi motori. In parole semplici, studia  il modo con cui si cammina e si corre. È un esame che noi consideriamo fondamentale per i runner, perché permette di  scoprire   scompensi che sfuggono all’occhio del fisioterapista ma che  sono spesso l’origine di disturbi muscolo scheletrici.

I dati raccolti con la Run Analysis sono interpretati sulla base anche di una anamnesi accurata e di test fisioterapici specifici. Le informazioni serviranno per programmare un percorso riabilitativo basato su trattamenti ed esercizi terapeutici per correggere squilibri muscolari e di conseguenza il gesto atletico.

Atleta che corre su trademill e un fisioterapista
La Run Analysis fornisce dati sulla biomeccanica della corsa
La stimolazione neuromuscolare associata all’esercizio terapeutico accelera il recupero

La riattivazione del segnale tra muscolo e cervello velocizza il recupero. La stimolazione neuromuscolare ottenuta con la vibrazione meccano sonora associata all’esercizio terapeutico permette di ‘risvegliare’ più velocemente distretti muscolari poco utilizzati  a  causa di uno schema motorio alterato. In questo modo, i tempi di riabilitazione  si accorciano.

 

Paziente sdraiato sul pavimento di una palestra con una fisioterapista
La stimolazione neuromuscolare accelera il recupero post-infortunio

 

Fisioterapista con paziente che sta facendo rinforzo muscolare
L’esercizio terapeutico è parte del percorso di riatletizzazione

 

In campo

La valutazione della biomeccanica di corsa e i trattamenti in studio non bastano a definire un atleta ‘fuori dall’infortunio’. Secondo noi la guarigione è un percorso più lungo che si conclude solo al termine della fase di  riatletizzazione, cioè del completamento del processo riabilitativo.

Per questo motivo, una volta conclusa la riabilitazione in studio, il nostro team di fisioterapisti specializzati nel running seguono l’atleta durante tutta questa fase.  Il nostro metodo prevede l’osservazione della tecnica di corsa in pista e il confronto con l’allenatore, affinché il runner metta in pratica le indicazioni apprese durante il percorso riabilitativo.

Runner, fisioterapista e allenatore in pista di atletica
Allenatore e fisioterapista devono collaborare nella fase di riatletizzazione
Un metodo che accompagna il runner

Prendersi cura di un runner per noi significa avere una visione globale sul mondo della corsa. Per questo, intorno a chi pratica questo sport  lo Studio Medico Fisioterapico Metodo Punzo ha creato una rete di servizi che vanno dalle visite specialistiche ortopediche, cardiologiche, nutrizionali e psicologiche alle consulenze su allenamento, calzature, materiale tecnico.

 

Sei un runner e vuoi conoscere tutti i nostri servizi? Chiama lo 035.219238 e fissa un appuntamento.

 

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