C’è chi l’isolamento lo ha cercato per ritrovare se stesso, chi lo ha combattuto per ritornare a vivere e chi, invece, lo ha subito ma non si è mai arreso. Federico, Sabrina, Simone: tre atleti dello studio Metodo Punzo, tre storie in tre puntate che ci auguriamo possano arrivare dritte al cuore.
“Lo sport mi ha tolta dall’isolamento e sono tornata a vivere”, inizia così il racconto di Sabrina Schillaci, 51 anni di Besana in Brianza. Un fiume di parole che riescono ad alleggerire il peso di questa quarantena da Covid-19, facendo sembrare così banali le nostre continue lamentele di isolamento.
“Lui ha avuto l’incidente, è diventato disabile. Io, senza poter scegliere, la sua assistente domiciliare. Ho abbandonato il mio lavoro, lo sport, le amiche, gli svaghi. Restavamo chiusi in casa perché tutto fuori per noi era difficile. Di giorno ero presa in mille faccende, ma la notte piangevo”.
Il 15 agosto del 2007, dopo un tuffo nel lago di Garda, suo marito Davide Citterio riemerse tetraplegico. Prima dell’incidente la coppia aveva un negozio di arredamenti. Lei, architetto, si occupava di progetti, clienti, vendite, allestimenti. Lui, delle consegne. Amici, viaggi, passioni, sport, non si facevano mancare nulla.
“Dopo quel tuffo abbiamo perso tutto, riferimenti, certezze, sicurezze. Abbiamo dovuto svendere tutto ciò che c’era in negozio e sistemare la casa in modo che fosse a misura di disabile, dove poi ci siamo rinchiusi perché anche brevi spostamenti erano diventati un calvario. In un attimo sono crollati sogni, entusiasmo e ambizioni”, racconta Sabrina.
Per dieci mesi all’atleta brianzola toccò dividersi tra lavoro e ospedale, dove i terapisti la istruivano per diventare cargiver, cioè “la persona che si prende cura”.
“Nessuno mi ha mai chiesto se fosse un mio volere occuparmi di lui. Era stato dato per scontato. Essere cargiver è un lavoro duro: non hai turni di riposo, sostituzioni, ferie, riconoscimenti economici, tutele. Ho lasciato il mio lavoro di architetto per uno da consulente per stare accanto a mio marito che all’inizio pretendeva la mia presenza. Mi sono ritrovata sola, senza più un ruolo nella società. Per fortuna gli avevo stipulato un’assicurazione. Era sempre in giro con il furgone… Sai quando leggi: invalidità totale e dici sì, facciamo anche questa, tanto non capiterà mai. Ho dovuto lottare anche per il premio assicurativo, ma l’ho spuntata”.

La svolta all’isolamento arriva nel 2012 con un viaggio a Nizza, quando Sabrina assiste a una gara di triathlon e decide di diventare un’atleta. Due anni più tardi si iscrive al progetto Neofiti Ironman con l’obiettivo di partecipare nel 2015 a una competizione in programma a Pescara. Compra una bici, si allena con le tabelle, condivide esperienze con il gruppo e soprattutto riesce a convincere Davide a lasciarle vivere questa esperienza.
A Pescara, Sabrina taglia il traguardo con Davide lì ad attenderla. Ritorna l’autostima, l’energia, la voglia di fare e nel 2016 volano in Australia per i Mondiali di Ironman. Lo sport aveva finalmente aperto le porta della loro casa e decretato la fine dell’isolamento. Ritrovando se stessa, Sabrina non solo era riuscita a ritrovare la voglia di vivere ma anche la forza per trasmetterla a Davide che ormai la segue dappertutto guidando il suo furgone in autonomia.
“Lo sport è stato determinante, perché sfidarmi su imprese nuove e impegnative mi ha cambiata in una persona temeraria e coraggiosa. Anche nella vita di tutti i giorni e nelle difficoltà che io e Davide incontriamo ogni giorno”.

Da questa esperienza sono nati diversi progetti, ad esempio la collaborazione come testimonial con la Fondazione Come Collaboration Onlus che si occupa di disabilità infantile, il libro “Una sfida attraverso i limiti” (Ed. Ass. Cult. TraccePerLaMeta). E poi Race Across Limits, una serie di imprese sportive per lo più in bicicletta per portare in giro per l’Italia e non solo un messaggio importante: si può tornare a vivere con le proprie forze anche quando tutto sembra perduto. “Sola, disperata e senza aiuti, con fatica ce l’ho fatta. “Lo sport mi ha tolta dall’isolamento e sono tornata a vivere. Race Across Limits Invisible, la mia prossima impresa di 3.000 chilometri in bicicletta nata per dare visibilità ai caregiver, a causa della pandemia è stato posticipata. Ma si farà”, assicura Sabrina.
E noi non abbiamo dubbi.
Ph. credit Sabrina Schillaci
Roberta Orsenigo*
*Giornalista freelance
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