“Con questa canzone ho voluto dare un messaggio positivo: non nasconderci dietro la paura e  impegnarci tutti assieme per costruire un grande domani”.

 

Il papà gli ha sempre insegnato che le parole devono diventare cose e lui ha ubbidito e ha scritto una canzone per l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Giordano Grazioli (nella foto, al centro), 11 anni, secondogenito di Eros Grazioli, allenatore e personal trainer di grandi campioni (oltre che collaboratore dello studio Metodo Punzo), ha scritto così una canzone. Si intitola “Non molleremo mai” ed è un inno all’ottimismo, alla positività, all’azione.

Come direbbe un adolescente, “tanta roba” se viene dal cuore e dalla penna di un undicenne che vive ad Albino, una delle zone della Valle Seriana più colpite dalla pandemia da coronavirus. Una canzone nata non per mettersi in mostra o vantarsi del proprio talento, ma per raccogliere fondi a favore dell’ospedale Papa Giovanni XXIII, da mesi in prima fila per salvare vite umane.

 “All’inizio della quarantena, quando ci dissero che dovevamo restare a casa da scuola, non riuscivo a comprendere cosa stesse succedendo. Poi – ha spiegato Giordano – a poco a poco sentivo che le  persone stavano male e allora ho iniziato a capire”. 

L’idea di scrivere e cantare una canzone piena di fiducia e di voglia di riscatto è nata dopo l’uscita del brano “Rinascerò, rinascerai” di Roby Facchinetti, dedicato a una città, Bergamo, straziata dal dolore.

Con l’aiuto di mamma Sara Facchinetti e papà Eros, le parole sono arrivate  spontaneamente. Alla musica, invece, ci ha pensato lo zio, Livio Facchinetti, che in poco tempo ha composto una base musicale che ha poi inviato a Giordano. Così è nata “Non molleremo mai”, una canzone per l’ospedale papa Giovanni XXIII di Bergamo. Un’idea che come un’effetto domino ha coinvolto la famiglia. 

Parole che diventano cose, appunto. 

“Non è stato semplice – ha raccontato Eros Grazioli – era la prima volta che Giordano si cimentava su una base. Un progetto tosto con qualche difficoltà iniziale, ma devo dire che si è messo in gioco e con coraggio ha superato tutte le difficoltà.  Un ringraziamento speciale va al suo insegnate di hip hop, Andrea Benigni e alla maestra di canto Martha J. per aver realizzato la  coreografia e per aver dato consigli preziosi anche ai fratelli di Giordano”.  

Gregorio, 12 anni e Gherardo, 8 anni, hanno infatti messo da parte la timidezza e oltre a fargli da spalla nel balletto, con le loro voci hanno accompagnato Giordano nel coro. Una famiglia di musicisti, c’è chi canta e balla, chi suona pianoforte e chi la chitarra, una vocazione ereditata dal nonno materno Gino Facchinetti, cantante di teatro di rivista negli anni ‘50. Ragazzi svegli che si impegnano anche nello sport: atletica, tennis, hip hop, perché, direbbe papà Eros, anche la fatica fisica è una disciplina al pari della musica.

“Con questa canzone ho voluto dare un messaggio positivo, che è quello di non nasconderci dietro la paura e di impegnarci tutti assieme per costruire un grande domani”, ha aggiunto Giordano.

Strofe dietro alle quali si nasconde un sogno: “Mi piacerebbe che la cantassero anche i calciatori dell’Atalanta, la raccolta fondi sarebbe più veloce”, ha confessato Giordano. E se è vero che nella vita vince solo chi ha coraggio, allora forse a breve potremmo sentire cantare un coro.

Il video è pubblicato sul canale YouTube l’obiettivo è la raccolta di 10mila euro.

Roberta Orsenigo

 

*giornalista freelance

 

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